giovedì 10 gennaio 2013

UNA PAROLA DI PATERNO INSEGNAMENTO





Tutto ciò che l’Arcivescovo Angelo Scola ha voluto dire alla città di Brugherio durante la sua visita sabato scorso penso abbia avuto il suo centro nelle parole dell’omelia, durante la celebrazione eucaristica. Il breve tempo passato in mezzo a noi ha, di fatto, ridotto a quest’unico momento la possibilità di ascolto del nostro pastore. Di quanto detto, in senso generale, mi ha colpito una caratteristica frequente nei discorsi e nelle omelie del nostro Cardinale: probabilmente grazie alla sua formazione e al suo essere stato per parecchi anni insegnante, ho sempre percepito nelle sue parole il desiderio di trasmettere molto di quanto la nostra fede cristiana cattolica a volte dimentica. Così, nel suo essere stupito per la grande partecipazione dei brugheresi all’evento, ci ha parlato dei Magi, protagonisti di una ricerca che è di tutti gli uomini e di tutte le donne di ogni tempo. Questa ricerca appassionata e instancabile è la vita stessa di tutti gli uomini che percepiscono - prima o poi, con esiti più o meno soddisfacenti – il bisogno di dare un senso alla propria vita. I Magi, questi tre uomini straordinari (tre perché così ci è stato detto dai nostri padri e noi, di chi ci ha preceduto, possiamo e in qualche modo dobbiamo fidarci) non hanno vissuto la loro ricerca come qualcosa fine a se stessa. Purtroppo, al giorno d’oggi, una certa cultura tende a sottolineare maggiormente l’importanza del viaggiare più che dell’arrivare. Ma un viaggiare senza arrivare che senso ha? Quando il viaggio diventa metafora della vita, il non giungere mai ad una meta o il voler rimandare sempre l’arrivo ad una destinazione che renda vera la gioia che desideriamo provare, quale beneficio può portare? Il coraggio, l’intelligenza, la fede di questi tre Magi venuti da molto lontano sprona ciascuno di noi a cercare quella “grandissima gioia”, che è Gesù, che è il fondamento di ogni vera speranza, non l’illusione di vivere senza problemi, ma la forza che quei problemi ci aiuta ad affrontarli. Come una stella verso la quale puntare la rotta dell’esistenza, verso la quale puntare il cammino che facciamo anche come Chiesa, come comunità cristiane, come Comunità pastorale. Quella dell’Arcivescovo è stata una parola di paterno insegnamento che ci deve spronare ancora di più a mettere Gesù Cristo al centro della nostra vita e che ci aiuti a vivere una vita buona per noi stessi, per i nostri concittadini e per il bene dell’intera società italiana.

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